Everybody hates Ronnie?

Il titolo è ovviamente una domanda pressoché inutile. Parliamo di Ronnie Radke, fondatore e deus ex machina dei Falling In Reverse, una delle band più in voga al momento, in patria e non.

Come tutte le persone sotto i riflettori, anche Ronnie attira critiche e a volte veri e propri insulti come, allo stesso tempo, però riempie platee e guadagna nuovi estimatori ogni giorno.

La percentuale di haters è decisamente inferiore ai fan, vera e propria miniera d'oro per la band che negli ultimissimi anni è stata assolutamente capace di fidelizzare il proprio pubblico convincendoli a tal punto da creare un vero e proprio rapporto indistruttibile con loro. Praticamente il sogno di ogni band.

E il merito va sicuramente dato a Radke. Nato nel 1983 e quindi decisamente non appartenente alla Generazione Z (grosso numero di fan), è stato in grado di leggere i tempi, a volte addirittura anticiparli, riuscendo a dare in pasto al pubblico quello di cui avevano bisogno.

Innegabili le qualità tecniche, sia in sede di composizione che vocali. Si, dal vivo è fortemente aiutato da Tyler Burgess (basso e backing vocals), che tra l'altro dimostra qualità canore non indifferenti, ma sfido chiunque a reggere certi ritmi per cercare di preservare la voce per un intero tour.

Lo hanno fatto tutti i cantanti, lo fanno e lo faranno anche in futuro. La voce non è una chitarra da accordare e far durare per tutto lo show per poi cambiare muta e ricominciare da capo la volta dopo rendendo sempre al 100% (tecnica permettendo). Va protetta.

Ronnie ha trasformato il sound della sua band per rimanere al passo coi tempi, ha stretto collaborazioni con le persone giuste, ha mostrato rispetto per chi l'ha influenzato (Jacoby Shaddix dei Papa Roach su tutti), è attivissimo sui social, interagisce continuamente con tutti, anche con gli haters a cui risponde sempre in maniera impeccabile e spesso divertente, non sbaglia mai un'intervista e ha capito l'importanza del mondo digitale e come muoversi sulle piattaforme di streaming, esaspera nel modo giusto il suo personaggio e non vogliamo sapere quando investono nei loro video, cifre astronomiche probabilmente visti i risultati.

Conosciamo il passato e il temperamento di Radke, qui non stiamo valutando l'essere umano su cui non deve ricadere l'interesse se parliamo strettamente di musica, si sta parlando del lato artistico. Che non si faccia l'errore di mischiare le due sfere, altrimenti dovremmo probabilmente cambiare opinione su una grossissima fetta di rockstar, è evidente.

Un lato artistico quindi che, a 360°, ci porta a riflettere su come si muove oggi il mondo.

E non si tratta minimamente di essere dei venduti, Ronnie ha fatto sempre metalcore ma anche rap, è cresciuto con Eminem per sua stessa ammissione.

Altro punto di forza quindi, niente di quello che fa è forzato, è semplicemente fatto nel modo corretto, o se volete, nel modo in cui oggi nell'era dei social e dello streaming andrebbero evidentemente fatte le cose.

Ma è senza dubbio l'aver saputo, da quarantenne ormai, saper leggere e dialogare con la generazione corrente il vero punto di forza, cosa che pochissimi sanno fare preferendo additarli come una generazione di disinteressati quando invece va solo aperto un dialogo nel giusto modo con loro. E non l'ha fatto con qualche balletto su TikTok.

E infatti sono loro una grossa percentuale di fan che sta facendo tornare un certo tipo di metal nel mondo mainstream senza scomodare sempre i nomi storici che, anche se meritevoli, vivono per buona parte di rendita.

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